Libano, 1963. Era il tempo dei fiori, il tempo di ignorare la paura, e le nostre giornate sapevano di miele. Era un’epoca in cui la terra dei cedri si vantava di essere la perla del Medio Oriente, ricettacolo di celebrità internazionali, luogo ammirato da turisti provenienti da ogni angolo del mondo. Per la sua identità unica, per la sua speciale accoglienza, per la sua natura unica, per i suoi resti millenari, per la sua cultura, la sua arte e le sue molteplici tradizioni, e per la sua capitale capitale del mondo, Beirut, con il suo carattere terroso .
Beirut cantata da poeti, lodata da voci di tutto il mondo. 1963, all’epoca dei fiori, Enrico Macias, un giovane cantante di Costantino che vedeva aumentare il suo successo, fu felicissimo di ottenere un contratto in Libano, dove fu accolto con il botto dal pubblico libanese, soprattutto quando cantava canzoni in arabo. . Fu nel 1963 che pubblicò i suoi 45 giri a Pathé, con come canzone di punta, un’ode a « Beirut ».
Macias avrebbe potuto intraprendere una carriera di successo in Medio Oriente dalla capitale libanese; ma l’unico aspetto negativo è la sua appartenenza alla comunità ebraica. Tornato in Francia dopo una fortunata tournée nel Levante, la Lega Araba chiede a Macias di rinnegare le sue origini ebraiche per poter continuare la sua attività in Libano. Il suo perentorio rifiuto a quest’ultimo si è espresso anche in musica, con le parole della sua canzone cult, « Figli di tutti i paesi »; da allora, Enrico Macias, il cantante algerino è stato bandito in tutti i paesi del Medio Oriente.
Tuttavia, quest’opera musicale che glorifica la bellezza della nostra capitale libanese nella lingua di Molière non può essere ignorata e dimostra ancora una volta che nel mondo dell’arte non esistono barriere che possano esistere di fronte alla bellezza di una canzone , una poesia, un dipinto o un gioiello della settima arte. Ora ascoltiamo “Beirut” – Parole di Mohamed Jamoussi e Irène Frendo, su musica composta da Enrico Macias.
Beirut,
Il tuo orizzonte mi chiama, mi chiama e mi sorride.
Beirut,
Il tuo fascino mi strega, la tua bellezza mi seduce.
È l’Eden di tutti i tempi, che mi incanta e che mi aspetta,
È l’antico paese delle fate del Libano.
Beirut,
Il tuo campo, pieno di dolcezza, si estende all’infinito.
Beirut,
E sorgi nel mio cuore, in verdi sinfonie.
È la canzone dei vecchi tempi, ripetuta dagli amanti,
È la lenta melodia del Libano.
Beirut,
Sole che ride nel cielo, con un misterioso riflesso.
Beirut,
Fiume di miele latte, che scende a noi dal cielo
È Venere di tutti i tempi, quella che gli innamorati celebrano,
Nella montagna fiorita del Libano.
Beirut,
Canto alle tue stelle, quando là regna tutto il silenzio.
Beirut,
L’azzurro che nulla vela, sonnecchia nei tuoi occhi.
Sogno un sogno luminoso, che mi culla teneramente,
Attraverso le Mille e una notte del Libano ……